lunedì 19 maggio 2014

Un viaggio in Italia

Sono andato in Italia con mio papà e i suoi amici. E’ la prima volta che esco dalla Cina. Il mondo di fuori è molto diverso. La signora maestra dice che quei popoli sono più sottosviluppati di noi e noi Cinesi siamo migliori. Io ho visto che davvero laggiù non sono bravi come noi.
L’Italia è un paese grandissimo. E' tutto tra le montagne.
Dall’aereo sono bellissime.
Siamo arrivati all’aeroporto. Papà mi ha detto di far attenzione alle valigie perché era pericoloso. Io ho fatto attenzione ma a un amico di papà hanno rubato il portafoglio. Lui ha chiamato un poliziotto. Questo non capiva né il cinese né l’inglese e non so cosa si sono detti.
Un signore ci aspettava su un minibus. Ci ha portato alla città dell’incontro.
Il capo della città ci aspettava davanti al suo palazzo. Aveva un bel vestito elegante, ma sopra aveva messo una fascia colorata rossa bianca e verde che faceva ridere. Credo siano i colori della sua tribù. Dietro a lui c’erano due soldati vestiti di bianco, con l’elmo. Uno portava una piccola bandiera su un’asta di plastica.
Gli abitanti di quel paese sono ancora primitivi. Invece di fare un inchino, il capo della città ha preso la mano di mio papà e l’ha stretta forte. Credo sia un segno di potere, perché anche gli altri hanno fatto lo stesso, ma con meno forza. Tutti mi toccavano, la testa, la guancia, la mano. Forse non avevano mai visto un bambino giallo. Quando papà ha detto che eravamo di Ningpo nessuno sapeva dove era. Il capo della città ha detto che lui lo sapeva. Là conoscono solo Pechino e Shangai.

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