L’Italia è un paese grandissimo.
E' tutto tra le montagne.
Dall’aereo sono bellissime.
Siamo arrivati all’aeroporto. Papà mi ha detto di
far attenzione alle valigie perché era pericoloso. Io ho fatto attenzione ma a
un amico di papà hanno rubato il portafoglio. Lui ha chiamato un poliziotto.
Questo non capiva né il cinese né l’inglese e non so cosa si sono detti.
Un signore ci aspettava su un minibus. Ci ha portato alla città dell’incontro.
Un signore ci aspettava su un minibus. Ci ha portato alla città dell’incontro.
Il capo
della città ci aspettava davanti al suo palazzo. Aveva un bel vestito elegante,
ma sopra aveva messo una fascia colorata rossa bianca e verde che faceva
ridere. Credo siano i colori della sua tribù. Dietro a lui c’erano due soldati
vestiti di bianco, con l’elmo. Uno portava una piccola bandiera su un’asta di
plastica.
Gli abitanti
di quel paese sono ancora primitivi. Invece di fare un inchino, il capo della
città ha preso la mano di mio papà e l’ha stretta forte. Credo sia un segno di
potere, perché anche gli altri hanno fatto lo stesso, ma con meno forza. Tutti
mi toccavano, la testa, la guancia, la mano. Forse non avevano mai visto un
bambino giallo. Quando papà ha detto che eravamo di Ningpo nessuno sapeva dove
era. Il capo della città ha detto che lui lo sapeva. Là conoscono solo Pechino e Shangai.
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