“Il reciproco amore fra chi apprende
e
chi insegna è il primoe più importante gradino
verso la conoscenza”.
Erasmo da Rotterdam
“Se io insegnassi con la
cultura dei migliori insegnanti, ma non avessi l’amore, io non sarei che un
oratore intelligente o una persona spiritosa e simpatica.
Se conoscessi tutte le
tecniche e avessi provato tutti i metodi migliori o se avessi una formazione
che mi permettesse di sentirmi competente, ma non avessi compreso ciò che i
miei allievi provano e come essi pensano, ciò non basterebbe per essere
insegnante.
E se io passassi molte ore
a prepararmi per non essere né teso né nervoso, ma non provassi ad amare e a
comprendere i problemi personali dei miei studenti, ciò non basterebbe ancora
per essere un buon insegnante.
Un insegnante è pieno di
amore, di pazienza, di bontà. Non fa mistero che altri si confidano a lui. Non
spettegola. Non si lascia facilmente scoraggiare. Non si comporta in maniera
sconveniente. Per i suoi allievi è un esempio vivente di buona condotta e ne fa
volentieri riferimento.
L’ amore non si ferma mai.
I programmi saranno
sorpassati. I metodi passeranno di moda. Le tecniche verranno abbandonate. Il
nostro sapere è limitato e noi non ne possiamo trasmettere che una piccola
parte ai nostri allievi.
Ma se abbiamo l’amore,
allora i nostri sforzi avranno una forza creatrice e la nostra influenza
resterà radicata per sempre nella vita dei nostri allievi.
Ora, rimangono le
tecniche, i metodi e l’amore. Ma la più importante delle tre è l’amore”.
Parafrasi di 1 Cor 13 di un anonimo insegnante
(il cosiddetto “Inno alla
carità”)
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